10.3.20

Devo scrivere #6

Sembra che i neuroni vadano delusi uno ad uno. E' come tentare di ragionare con un esercito di mosche, niente da fare.

Mo quelli che si occupano del momento presente hanno capito la situazione, qualcuno si è già acquietato, altri stanno elaborando. Ma poi arrivano quelli dei termini successivi. Quelli delle abitudini. Quelli che contano da quanti giorni non senti più una persona. Quelli che pezzo per pezzo stanno scoprendo da quanti piccoli e infiniti dettagli della vita dovrai eliminare la sua presenza. Quelli del futuro. Quelli che si occupano di mantenere alta l'ossitocina e si chiedono come mai l'ormone in questione di botto scarseggi.

E subito si forma un assembramento di domande alla sede centrale del cervello. Pare la fila dei disperati durante la guerra che si accodano in massa per chiedere la razione di pane giornaliera, ma la risposta che riceveranno è che di pane non ce n'è più. E la coda si allunga, si allunga all'infinito.

Visto che ognuno di noi ha circa 100 miliardi di neuroni nel cervello, si prospetta un lavoro interminabile. Sarà banalmente tutto qui quello che viene chiamato elaborazione del lutto. Biologicamente qualcosa di così penosamente tedioso e banale.

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