26.5.16

cause e conseguenze

Vi racconto un inizio.
Un inizio in cui ci sono io, appena arrivato a Roma nella mia nuova vita, finalmente libero da quel buco di provincia e di famiglia, io felice, curioso, trepidante, espansivo, pronto a spaccare tutto. Io che emettevo amore da tutti i pori. Io che inizio a muovere i primi passi anche in una sessualità finalmente libera di evolversi. Io che durante una frequentazione qualunque, incontro lui. Ci conosciamo in un'uscita di gruppo. Anche lui si stava vedendo con qualcuno. Dopo qualche giorno iniziamo a chattare, poi a vederci, poi a stringere qualcosa di veramente profondo. Sentire le proprie idee risuonare alla stessa frequenza, vedere che i propri pensieri trovavano una corrispondenza perfetta e naturale nell'altro, e viceversa.  Durante una delle nostre uscite notturne a passeggiare e comprare schifezze alle tre di notte, dopo esserci visti Misery ed essere arrivati all'alba ridendo e chiacchierando, succede tutto. Il mio primo bacio vero, spinto da un sentimento bruciante. Scoprirsi vicendevolmente inebriati e completamente persi uno nell'altro. Le persone con cui ci vedevamo, salutate all'unisono. Da quel momento siamo stati solo io e lui. E poco tempo dopo, siamo entrati in quella che sarebbe diventata casa nostra.

Vi racconto un altro inizio.
Un inizio in cui io, durante un momento in cui non prevedevo nulla di che, e anzi ne sarei stato intimorito, stavo vivendo un'estate veramente fantastica. Erano le prime volte per me in discoteca, e per un'intera estate siamo andati al Village ogni venerdì e ogni sabato sera. Io e i miei due migliori amici, entravamo gratis, chiacchieravamo fino a mezzanotte e poi si iniziava. Un venerdì sera di fine agosto incontriamo un gruppo di amici in comune. Tra di loro, c'era lui. Alla prima occhiata ho pensato: ridicolo! Esagitato e conciato da damerino, occhialetti, ciuffo di capelli piastrati davanti agli occhi, cappello di feltro, gilet, e ... amica americana al seguito, apriti cielo, questo è uno di quelli che si porta l'amica americana in giro solo per far vedere che ha un'amica americana. Mai più calcolato per tutta la sera. Il giorno dopo eravamo di nuovo là: stavolta incontriamo un'altra nostra conoscenza... e rieccolo, di nuovo lui. Ma stavolta resto colpito a guardarlo: sembrava totalmente un'altra persona. Acqua e sapone, jeans e maglietta, capelli legati e nessun occhialetto. Grandi occhioni verdi. La mia prima frase volontaria verso di lui è stata "oh! niente gilet stasera?" e lui sorridendo mi fa vedere che comunque ne aveva uno arrotolato nella tracolla, che non si sa mai. Parlandoci vengo anche a sapere che in realtà è madrelingua inglese, quindi gli anglofoni erano il suo naturale gruppo di amici qui a Roma. Ah. Balliamo in gruppo tutta la sera, dopodiché mi avvicino a lui e iniziamo a ballare insieme. Scrutandolo da vicino scopro qualcosa di estremamente magnetico in lui, dalla fisicità, allo sguardo, ai movimenti, al suo odore. Ogni tanto lo perdevo di vista, quella sera per lui era serata birra e tornava continuamente al bar a farsene un'altra. A fine serata avevo guadagnato la consapevolezza di voler dare seguito all'incontrollabile impulso che avevo maturato. Scatta il countdown alla chiusura, e non ho potuto aspettare oltre. Tanto per essere sicuro gli chiedo all'orecchio se per caso stesse insieme a qualcuno... visto che avrei voluto baciarlo. Lui mi dice di no, e che avrei potuto fare quello che volevo. In quel momento la musica rallentò, il volume precipitò, le persone intorno a noi sparirono, c'era solo quel contatto. Quella notte siamo tornati a casa sua in metro, a chiacchierare davanti al colosseo fino a ora di colazione, e poi a dormire insieme. Mi sono svegliato prima di lui, qualche ora dopo. Lo guardavo dormire, e non ci potevo credere. Il mio sguardo scivolava sul suo profilo perfetto, sui suoi capelli chiari e mossi, sul suo fisico incredibile, sulla sua figuretta rannicchiata nel letto, dolce, indifeso, sexy e maschiaccio allo stesso tempo. Non pensavo di poterlo rivedere, sinceramente, mi è sembrato improvvisamente irraggiungibile per me. Ma è semplicemente successo l'esatto opposto. Qualche mese dopo, ricevo per compleanno dalle sue mani tremanti ed emozionate, le chiavi di casa sua. Ancora qualche tempo, e abitavamo insieme.

Perché ho voluto raccontare questi due inizi?
Perché, almeno secondo me, sono due inizi bellissimi. E che hanno avuto lunghi e consistenti seguiti, in due modalità molto diverse tra loro.
Ma chi avrebbe mai immaginato, con degli inizi del genere, che sarebbe andata a finire così male? Nonostante l'amore, la stima, la protezione, il rispetto, l'unione?

Chi avrebbe immaginato di arrivare a dover andare via di casa pur di sfuggire alla manipolazione, al controllo patologico e alla gelosia ossessiva, e di vivere una fine straziante lunga 4 mesi in cui non ci si è più neanche visti e si è soltanto litigato inutilmente per email, fino ad arrivare alla sua fuga a Berlino perché Roma gli ricordava troppo me e la nostra storia?

Chi avrebbe immaginato di lasciarsi e separarsi dopo due anni, iniziando un orribile strascico intermittente di ben quattro anni in cui il livello di entropia e incomprensione della nostra relazione non ha fatto che peggiorare, riducendo solamente ad accoltellarsi a vicenda sempre più forte e sempre più in profondità, fino al degrado definitivo che è arrivato ad intaccare pure la semplice dignità umana?

In che modo tutto questo mi ha insegnato qualcosa, e in che modo invece mi ha solamente ferito? E soprattutto... davvero non si può evitare?
Mi sento uno stupido a volte per accogliere certi aspetti normali della vita come insopportabili. Questo è uno di quelli. Più si va avanti, e più non riesco a non essere sempre più diffidente. Sono pensieri che mi travolgono: su tutto questo, io non so ancora trarre una conclusione o una direzione. Ma sembra davvero che l'unica soluzione sia fregarsene e cercare di vivere solo quello spazietto di bellezza che ci viene concesso ogni tanto.
Io però, non voglio crederci.
 
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