22.6.10

quella volta

Succedeva ogni sera. Dopo aver cucinato il nostro pasto, il cibo che per noi cucinavo con cura e dedizione, sapendo che sarebbe stato apprezzato e sarebbe stato ancora più buono consumato in due. Una parte la tenevo per il pranzo del giorno dopo. Mangiavamo abbastanza in fretta, senza parlare, unica breve pausa dei discorsi della serata. Era rituale il fatto di mettersi all'angolo del tavolo, uno perpendicolare all'altro, e avvicinarsi con un colpo di sedia una volta che il piatto arrivava. Sorridente e fugace sguardo di intesa. Se eravamo solo noi due a mangiare mettevo la tovaglietta a quadretti, che bastava a coprire il nostro piccolo angolo di tavolo. Due piatti, le posate, due bicchieri di plastica (per evitare di lavarli..), acqua fredda, per lui cucchiaio in caso di spaghetti, o pane in caso di frittata. A un invisibile segnale consensuale si iniziava a mangiare. Ogni sera cucinavo qualcosa di diverso, con fantasia, con voglia di variare.
Al posare la forchetta nel piatto, puntualmente, raggiungevo il mio momento di soddisfazione quotidiana. Avevo passato la mia giornata a fare il mio dovere a lavoro, con cui riuscivo senza troppi sacrifici a tirare avanti la mia vita, nella nostra casa, con dentro il nostro mondo. Tornando a casa avevo trovato le sue braccia ad accogliermi, la sua attenzione e la sua curiosità ad esplorare qualunque singolo avvenimento che mi riguardava, e avevo sentito le stesse cose muoversi e volare verso di lui. Poi avevo cucinato per noi, sapendo che entrambi avremmo apprezzato, perché ero sicuro delle voglie e delle esigenze di ognuno. E dopo aver finito di mangiare, potevo stare sicuro che poi sarebbe cominciata la nostra serata. Ci saremmo coccolati, avremmo parlato, avremmo cazzeggiato, avremmo fatto l'amore, saremmo andati a fare una passeggiata, ben stretti per la mano.

E allora, ogni sera, appena dopo aver finito di mangiare... incontrollabile venivo smosso da un profondissimo sospiro di sollievo e benessere.

Caratteristica esclusiva, e irrimediabilmente persa, di quel periodo.

Quel periodo in cui nonstante tutto ero felice.

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