10.3.06

ro-ta-ti-va

Il castello di carte è lì, altissimo, in bilico su un granello di polvere: fermo immagine sulla scena, la luce livida e innaturale, il crollo è inevitabile, basterebbe un colpettino ma altre torri vanno ad aggiungersi, altre mura, altre strutture crescono su altre strutture, intricate, complicate, paurosamente impossibili da comprendere. Lo sfigato è là in mezzo, si copre la testa con le mani, oramai è quasi schiacciato a terra, urla! Che vuole ancora? Una vita che gli è sfuggita di mano, e ora gli basta alzare gli occhi dalla pozza di lacrime e sudore per far scivolare lo sguardo su quel muro altissimo di carte, dai bordi taglienti come lame di rasoio. Ma in realtà potrebbe benissimo alzarsi e andarsene. Mica per migliorare il suo stato: ma giusto perché quella situazione per lui ha la stessa forma di qualsiasi altra. E' cieco ormai, potrebbe vaneggiare di aver visto qualcosa che non esiste, e ne sarebbe convinto. Ma prova a ribattere, non riceverai che un coltello da lancio in mezzo agli occhi. E' disperato, è come un elefante impazzito. Ma in lui non c'è che l'apparenza della disperazione. I sentimenti non si agganciano più al profondo del suo io, sono solo appoggiati lì, spennellati di sputo, può cambiarli come può liberarsene, ma non lo fa, e se lo fa... non lo farebbe di sua volontà. E' spento, un automa, uno straccio, uno schizzo di liquame, un punto in perenne equilibrio instabile. Pensa tu che sta facendo ora. Si è creato una copia di sé stesso, esterna a tutto, e l'ha messa in piedi di fronte a lui. Un feticcio. Sta lasciando sfogare la sua rabbia attraverso le parole allucinate di questo feticcio. Che a sua volta ha creato un'altra entità, esterna a tutto, che osserva la scena e commenta la pena che suscita tutto ciò. Automaticamente, l'inquadratura passa ad un'altra copia di quel deficiente in lacrime, e potrebbe andare avanti così all'infinito. Il deficiente ha capito, in fondo in fondo è stato furbo. Continua a nascondersi in queste rappresentazioni di sé stesso, fuggendo di volta in volta dall'ultima presa in considerazione. E' salvo, e può sparare a zero su quello che sembra essere lui, ma che non è altro che un guscio vuoto. Come al solito, vuole salvare capra e cavoli. Povero scemo. Il gioco di specchi non potrà durare all'infinito.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Qualcuno dice che siamo sempre in sei quando io e te ci incontriamo:
1. quello che sono
2. quello che io penso di essere
3. quello che io penso che tu pensi che io sia
4. quello che tu sei
5. quello che tu pensi di essere
6. quello che tu pensi che io pensi che tu sia
.. e tutte queste cose poi hanno le loro relazioni e si itrecciano!!!!

!"£$%&/()=?)(/&%$£"$%&/()=
:)

djgusmy85 ha detto...

[CRIPTISMO MODE ON]

Leo ha detto...

criptico? nonono! anzi, sono stato chiarissimo!

djgusmy85 ha detto...

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