Qualche volta invece è come trovarsi in una specie di film distopico-burocratico.
Ecco si, il film che mi viene in mente è Brazil.
Da una parte la psiche, che equivale un po' alla polizia o all'esercito sparso sul territorio, si sta occupando di gestire materialmente la questione.
Ai piani alti invece, ministri e faccendieri continuano stolidamente la loro vita di fasti e privilegi, finché un bel giorno non arriva un bel fascicolo di diecimila pagine da catalogare. Panico. Nessuno vuole avere tra le mani quella patata bollente.
Varare misure di lutto? Spostare tutti i ricordi dalla memoria attuale, quella che costituisce il presente, a quella lontana e ormai passata? Depennare quella persona dal suo ruolo e posizionarla alla fila degli ex? Calcolare gli infiniti dettagli della relazione, pesare il bene e il male, considerare le sensazioni, emettere un giudizio finale e collocare questa esperienza con precisione nella mappa cognitiva che servirà fino alla fine dei tempi per confrontarsi con la vita?
Questa è solo una manciata delle migliaia di cose da fare. La burocrazia è lenta. Inefficiente. Insofferente. C'è da mettersi le mani nei capelli.
Infatti molto probabilmente finirò come lui. Il protagonista di Brazil.
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